Itinerario di pesca a traina da San Nicola a Santa Severa

Il tratto costiero compreso tra San Nicola e Santa Severa è caratterizzato da diverse formazioni rocciose intervallate da ampi tratti sabbiosi. Partendo da sud, le secche rocciose più importanti sono quelle del “Fagiolo”, “Palo”, “Torre Flavia” e di “Macchia Tonda”. I fondali che circondano tali secche non sono particolarmente elevati, raggiungendo la punta massima di 24 metri. Tale limite non consente di imbattersi frequentemente con ricciole e tonni, la cui pesca presenza può essere definita occasionale e relativa ad alcuni branchi di passaggio durante il periodo autunnale.  
Le prede più frequenti per la traina sono spigole, palamite, dentici e pesci serra. Le possibilità di catture di tali specie variano a seconda del periodo dell’anno e delle diverse zone di pesca.
La presenza costante di reti da posta dei pescatori professionisti nei punti “caldi” durante tutto l’arco dell’anno, unitamente all’impoverimento generali del mare (dovuto a vari fattori), rendono la pesca a traina in queste aree sempre più difficile. Nonostante questo i pescatori più “navigati” e conoscitori della zona, armati di tanta passione e perseveranza riescono ancora ad avere dei buoni risultati.  
Per la cattura delle spigole è molto redditizia la pesca con esche artificiali, soprattutto piccoli pesci finti ben affondati, durante tutto l’anno ad eccezione del periodo estivo. In queste zone la pesca va effettuata con molta perseveranza, prediligendo le zone vicine alle cigliate, sia quelle interne alla secca, sia quelle esterne, fino ai 15 metri circa. La fascia d’acqua da battere maggiormente è quella compresa tra i 6 e i 13 metri, con l’ausilio di due esche una a mezz’acqua e una molto vicina al fondo.
Per la pesca delle palamite si possono utilizzare molti tipi di esche artificiali diverse, battendo  batimetriche diverse senza disdegnare anche le fasce d’acqua più superficiali, soprattutto in estate. In queste zone le palamite più grandi vengono prese con minnow ben affondati soprattutto in primavera e in autunno.
Per i dentici di piccola e media taglia vanno benissimo le esche artificiali trainate vicino al fondo, ma per avere le maggiori possibilità di incontrare i dentici di maggiore taglia è necessario trainare le esche vive tra i 10 e i 24 metri, sempre vicino al fondo, nei periodi della primavera e dell’autunno.
Per poter contare su catture continuative e non occasionali dei pesci serra è necessario utilizzare esche vive e trainare lungo la fascia costiera. I pescatori più esperti preferiscono perdere anche due o tre ore alla ricerca delle esche vive migliori e spesso l’attesa viene ben ripagata. A partire dalla seconda metà di giugno fino alla prima metà di ottobre, nei giorni giusti, avere 10 esche vive nella vasca equivale ad avere 10 attacchi certi sulle canne.
Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio gli “spot” migliori della zona.

San Nicola

Il tratto di mare di fronte a San Nicola è caratterizzato da una lungo tratto sabbioso, fangoso e ciottoloso, intervallato da una secca rocciosa costiera e da una secca rocciosa più al largo avente forma di un fagiolo, chiamata dai pescatori locali “secca del fagiolo o della banana”.
Il lungo tratto roccioso costiero copre le batimetriche comprese tra i 4/5 metri fino ai 10/11 metri di fondo, con piccoli dislivelli di massimo 2 metri. In questa zona le prede più probabili sono le spigole e palamite durante tutto l’anno con prevalenza in inverno, primavera e autunno e i pesci serra e le occhiate d’estate, mentre la presenza delle lecce amia è abbastanza discontinua. Anche le catture di dentici di piccola taglia è abbastanza sporadica.
Nel tratto misto di sabbia, fango e ciottoli compreso tra le due scogliere rocciose, quindi dagli 11 ai 16 metri,  è possibile pescare spigole tutto l’anno (con prevalenza in inverno – primavera e autunno) soprattutto nei punti dove il fondale non risulta particolarmente omogeneo e nei tratti prospicienti i bordi delle due scogliere, mentre dalla primavera all’autunno si concentrano piccoli branchi di sugheri e lecce stella.
Nella secca più al largo, detta “banana” la situazione è piuttosto analoga a quella del tratto roccioso costiero, con la differenza che essendo più alto il fondale intorno alla secca (fino ai 17/18 metri), sono maggiori le possibilità di incontrare branchi di palamite e grosse spigole isolate. Anche su questa secca è relativa la presenza di dentici e ricciole.

Secca di Palo

Proseguendo qualche centinaio di metri verso nord si incontra la secca di Palo, posta di fronte il castello di Odescalchi. L’area scogliosa è compresa dai 6/7 metri fino ai 17/18 metri.
La relativa profondità della secca la rende abbastanza simile alla secca della banana, con la differenza che la presenza di dentici e ricciole di piccola e media taglia è leggermente superiore. Trainando lungo i bordi della secca con grosse esche vive nel periodo che va da fine agosto ad ottobre non è raro imbattersi in grossi pesci serra o ricciole di media taglia.

Secca di Torre Flavia

Proseguendo ancora verso nord, dopo una circa 1 km di zona di sabbia e fango molto valida nel periodo estivo per la pesca dei pesci serra, si incontra la secca di torre Flavia che si estende dall’immediato sottocosta fino a circa 2,5 miglia, con il fondale che nell’ultimo tratto degrada abbastanza velocemente dai 10 ai 24 metri. Malgrado sia la secca più battuta dalle reti da posta e dai pescatori sportivi è ancora in grado di regalare belle catture. Immaginando di tagliare la secca in due parti, diremo che la parte più vicina a terra (fino a circa 1,5 miglia da terra) è la migliore per la cattura delle spigole e dei pesci serra di media taglia, mentre la seconda parte è la migliore per i dentici. Più precisamente sulle cigliate più esterne di questa secca trainando le esche vive tra i 10 e i 24 metri è possibile catturare grossi dentici e grossi pesci serra e, con un pizzico di fortuna, anche ricciole dai 5 ai 10 kg e lecce amia della stessa taglia. I periodi migliori per pescare sono quelli dopo il caos estivo. Di fronte il taglio di ponente dell’omonima secca, proseguendo verso nord, sulla batimetrica dei 15/20 metri è possibile pescare sugheri in abbondanza, soprattutto durante l’alba nel periodo autunnale.   

Secche di Macchia Tonda

Proseguendo ancora verso nord, verso Santa Severa, si arriva alle famose secche di Macchia Tonda, un insieme di tre formazioni rocciose che, dal tratto costiero arrivano a degradare verso il largo fino a 25 metri circa, in un continuo alternarsi con zone di sabbia, fango e posidonia tali da coprire nel suo insieme una superficie vastissima.
Qui nei giorni infrasettimanali (escluso agosto) è proibito pescare e sostare in quanto zona di esercitazione militare.
A dispetto della vastità e della conformazione delle scogliere con discreti dislivelli di fondale e con ampi tratti di scoglio misti a posidonia che ne fanno uno spot interessantissimo per la traina, le secche di Macchia Tonda da qualche anno a questa parte, risultano le più impoverite di pesce.
Purtroppo ci sono giorni in cui lo scandaglio non rileva la benché minima presenza di pesce, così come è possibile imbattersi in giornate straordinarie dove si possono fare carnieri eccezionali, soprattutto di dentici nel periodo primaverile del “montone”. Anche la presenza di ricciole di media taglia e di lecce, seppur discontinua, da modo di poter programmare un’uscita mirata soprattutto tra ottobre e novembre. Nel sottocosta, soprattutto nel tratto compreso tra Furbara e il castello di Santa Severa, è ancora possibile sperare di catturare qualche bella spigola su fondali misti o sabbiosi compresi entro i 15 metri.

Fonte: www.pescaladispoli.com